Enzo Jannacci *
Breve Biografia (Tratto da
Wikipedia)
Il ramo paterno della
famiglia è di origine pugliese: il nonno, Vincenzo, era emigrato a
Milano da Bisceglie poco prima dello scoppio della prima guerra
mondiale, mentre quello materno è lombardo; il padre, che aveva due
fratelli e una sorella (Vincenzo, Giacomo, e Angioletta da cui
nacquero Pierangela, Domenico, Alfredo e Bruno) era un ufficiale
dell'aeronautica e lavorava all'aeroporto Forlanini (in seguito
rinominato Milano Linate), partecipò alla Resistenza e in
particolare alla difesa della sede dell'Aviazione milanese di piazza
Novelli, un'impresa che ispirerà poi canzoni come Sei minuti
all'alba.
Dopo avere terminato nel 1954 gli studi liceali presso il Liceo
Scientifico "Leonardo da Vinci", si diploma in armonia, composizione
e direzione d'orchestra al Conservatorio di Milano. Successivamente
nel 1967 si laurea in medicina all'Università di Milano. Per
ottenere la specializzazione in chirurgia generale si trasferisce in
Sudafrica, entrando nell'equipe di Christiaan Barnard; in seguito si
reca negli Stati Uniti. Il 23 novembre 1967 si sposa con Giuliana
Orefice, che dà alla luce (il 5 settembre 1972) il loro unico figlio
Paolo, divenuto musicista e direttore d'orchestra.
Il 1º gennaio 2003, il primo giorno di pensione di Jannacci, l'amico
Giorgio Gaber muore dopo una lunga malattia nella propria casa
vicino a Camaiore. Ai funerali di due giorni dopo (nell’Abbazia di
Chiaravalle, dove Gaber si era sposato con Ombretta Colli), Enzo
partecipa, riuscendo a dire soltanto «Ho perso un fratello».
Carriera
Gli esordi ed il sodalizio con Giorgio Gaber.
La carriera di musicista inizia negli anni cinquanta. Dopo il
diploma in armonia, composizione e direzione d'orchestra ed otto
anni di pianoforte presso il Conservatorio di Milano con il maestro
Gian Luigi Centemeri, inizia - all'età di vent'anni - a frequentare
gli ambienti del cabaret, mettendo subito in mostra le proprie doti
di intrattenitore e presentatore. Nel frattempo, si avvicina al jazz
e comincia a suonare in alcuni locali milanesi, ma
contemporaneamente scopre anche il rock and roll, genere nuovo che
stava ottenendo grande successo in America con artisti del calibro
di Chuck Berry e Elvis Presley.
Nel 1956 diventa tastierista dei Rocky Mountains, alla cui voce c'è
Tony Dallara, che si esibiscono ripetutamente alla Taverna Mexico,
all'Aretusa ed al club Santa Tecla, ottenendo grande successo;
tuttavia, alla fine di quell'anno, Jannacci lascia il gruppo e,
grazie all'amico Pino Sacchetti, conosce Adriano Celentano, che gli
propone di entrare come tastierista nel suo complesso, i Rock Boys,
con cui si esibisce nei locali sopracitati ed in particolare al
Santa Tecla.
Il 17 maggio 1957 la band suona al primo "Festival italiano di rock
and roll", che si tiene nel Palazzo del Ghiaccio e che costituisce
una svolta all'interno del panorama musicale nostrano; il gruppo
suona la canzone Ciao ti dirò, che si rivela un successo e permette
a Celentano di acquisire vasta fama ma, soprattutto, gli fa ottenere
un contratto con la casa discografica Music.
Alla fine del 1958 Jannacci, (pur continuando a suonare con i Rock
Boys), forma un duo con Gaber, noto con il nome di "I Due Corsari",
che debutta nel 1959 con alcuni 45 giri incisi per la Dischi
Ricordi; la fortunata esperienza prosegue anche nell'anno successivo
con altri due 45 giri e con due flexy-disc, intitolati Come facette
mammeta (un classico della canzone umoristica napoletana) e Non
occupatemi il telefono, usciti in abbinamento alla rivista "Il
musichiere".
In quel periodo l'ambiente musicale milanese si infervora grazie a
cantanti rock come Clem Sacco, Guidone, Ricky Gianco ed Adriano
Celentano (partecipa come pianista ad alcune sue incisioni per la
Jolly), tuttavia, questo cambiamento nella musica popolare italiana
si registra anche in altri centri come, per esempio, Genova dove
s'impongono Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Luigi Tenco e Gino Paoli,
vicini alla Dischi Ricordi: con questi ultimi Jannacci collabora in
vari progetti.
L'inizio della carriera da
solista e l'esperienza teatrale.
Come jazzista suona con musicisti dello spessore di Stan Getz, Gerry
Mulligan, Chet Baker e Franco Cerri, con i quali registra numerosi
dischi, mentre è da Bud Powell che impara a lavorare sulla tastiera
prevalentemente con la mano sinistra. Dopo i primi 45 giri incisi
con Gaber, debutta come solista con canzoni quali L'ombrello di mio
fratello e Il cane con i capelli: sono brani nei quali il cantautore
milanese fa già intuire uno stretto rapporto tra la musica e la
comicità surreale, un legame che caratterizzerà gran parte della sua
produzione artistica. A questo filone, quasi precursore del
demenziale (che lui stesso definisce "schizo", abbreviazione di
schizoide), si affiancano subito brani più romantici ed
introspettivi, come Passaggio a livello, delicata canzone d'amore
che Luigi Tenco reincide valorizzando Jannacci anche come autore e
pubblicata dalla Tavola Rotonda insieme a Il giramondo nel 1961.
Intanto, continua la fortunata esperienza dei Due Corsari; tutti i
45 giri pubblicati nel biennio 1959-1960, tra cui le celebri Birra,
Fetta di limone e Tintarella di luna vengono raccolti una decina di
anni dopo nell'album Giorgio Gaber e Enzo Jannacci, pubblicato dalla
Family, una sottoetichetta della Ricordi. Nel frattempo i Rock Boys
si sono sciolti, e dalle loro ceneri (con alcuni cambi di
formazione) sono nati I Ribelli: Jannacci continua a suonare con
loro, e partecipa ai primi due 45 giri del gruppo (Enrico VIII e
Alle nove al bar, entrambi del 1961); abbandona poi il complesso per
dedicarsi soprattutto alla sua carriera solista.
Nel febbraio 1961 Giorgio Gaber partecipa al Festival di Sanremo con
una canzone scritta da Jannacci, Benzina e cerini, che non ha però
grande fortuna, essendo esclusa dalla finale. Successivamente scrive
Un nano speciale e L'artista, nelle quali Enzo racconta di individui
poveri, patetici ed emarginati, una tematica che gli sarà molto cara
e che affronterà ripetutamente nell'arco di tutta la sua carriera di
cantautore. Il 1º dicembre la Ricordi pubblica il 45 giri di Enzo Il
cane con i capelli / Gheru gheru, distribuito – in una bizzarra
quanto antesignana operazione di marketing – abbinato a un grande
cane di peluche con tanto di capelli. All'inizio del 1962, il
regista teatrale Filippo Crivelli lo scrittura per lo spettacolo
Milanin Milanon, in cui recita insieme a Tino Carraro e Milly e per
il quale compone una delle sue prime canzoni in dialetto milanese,
Andava a Rogoredo. Poco dopo, con l'aiuto dell'animatore Bruno
Bozzetto, firma un simpatico sketch per la televisione, Pildo e
Poldo, che apparirà nella trasmissione Carosello fino al 1964.
Il debutto su piccolo e
grande schermo e i primi album.
Nel 1963 segue come pianista la tournée dell'amico Sergio Endrigo, e
sempre nello stesso anno inizia ad esibirsi al Derby, locale
milanese di cabaret, dove conosce prima Dario Fo, e quindi Cochi e
Renato: in entrambi i casi, nascono spontanee amicizie che portano
all'inizio di interessanti collaborazioni, soprattutto in ambito
musicale. Poco dopo partecipa come comparsa ne La vita agra,
pellicola firmata da Carlo Lizzani; canta L'ombrello di mio fratello
in un locale nel momento in cui vi entra il protagonista,
interpretato da Ugo Tognazzi. Un'altra piccola parte gli verrà
riservata nel 1967, quando reciterà per Giorgio Bianchi nel film
Quando dico che ti amo. Nel dicembre 1964, viene pubblicato il suo
disco di esordio, La Milano di Enzo Jannacci, formato interamente da
pezzi cantati in dialetto e contenente uno dei suoi capolavori, El
portava i scarp del tennis, commovente racconto della vita sciatta e
modesta di un senzatetto milanese; Jannacci la canta alla fine
dell'anno nel programma di Mike Bongiorno La fiera dei sogni: è il
suo esordio televisivo.
Allo stesso periodo risalgono due 45 giri: Veronica, con testo
scritto da Fo e Sandro Ciotti e Sfiorisci bel fiore, reinterpretato
dopo molti anni da Mina, Gigliola Cinquetti e Francesco De Gregori.
L'anno successivo Jannacci ritorna a teatro con lo spettacolo 22
canzoni, scritto a quattro mani con Dario Fo, dove sfrutta
l'occasione di proporre molti nuovi brani, poi inseriti in un disco
dal vivo: Enzo Jannacci in teatro, edito dalla Jolly nel 1965. La
modalità di composizione dell'album è decisamente innovativa,
trattandosi infatti del primo album italiano live in assoluto: i
pezzi presenti nel disco sono dunque quelli cantati nel corso di una
delle repliche della rappresentazione teatrale, registrati e quindi
riproposti in formato LP. Jannacci vi inserisce inoltre due brani in
più, che erano stati interpretati in precedenza da Fo: Aveva un taxi
nero (dallo spettacolo I sani da legare, del 1954) e Il foruncolo
(che lo stesso drammaturgo varesino aveva presentato a Canzonissima
del 1962).
Tra le canzoni suonate nell'arco dello spettacolo, che riscuote un
grande successo e che per questo viene replicato numerose volte
(sempre presso il Teatro Odeon di Milano), la più curiosa è La mia
morosa la va alla fonte, basata su di una musica del XV secolo che
successivamente il giovanissimo Fabrizio De André userà come
accompagnamento melodico per una delle sue canzoni più famose, Via
del Campo. Nel fare questo, il cantautore genovese sapeva che la
ballata fosse stata modificata da Jannacci, e per questo si è reso
conto del plagio: tuttavia, dopo alcuni anni i due si sono chiariti,
così che De André ha restituito volentieri a Jannacci la paternità
musicale della canzone.
Il 1966 è l'anno di Sei minuti all'alba, in cui nella title-track è
affrontato il tema della Resistenza, argomento tra i più cari al
musicista milanese per i trascorsi del padre nei corpi partigiani
durante la Seconda guerra mondiale; la canzone, dedicata al genitore
ed a tutti coloro che condivisero questa difficile esperienza, parla
proprio del breve tempo che separa il partigiano, catturato dai
nemici, dalla sua fucilazione, che avverrà proprio al sorgere del
sole. Soldato Nencini racconta invece delle difficoltà di
integrazione di un soldato, proveniente dall'Italia meridionale, in
una caserma del Nord e precisamente di Alessandria, dove ai problemi
di ambientamento con i commilitoni si aggiunge anche la lettera
dell'amata Mariù, che gli annuncia la volontà di separarsi, complice
l'incapacità di sopportare la terribile lontananza dall'innamorato;
nell'album vi è poi Faceva il palo, divertente brano in dialetto
milanese scritto con Walter Valdi.
Realizza quindi "Papalla", un'altra scenetta per gli spot di
Carosello che durerà cinque anni.